Durante la traversata volli talvolta servirmi praticamente dei fac simile degli antichi istrumenti nautici usati dai navigatori del XV secolo, quali il “quadrante” e l’astrolabio nautico”, quelli stessi da me eseguiti ed esposti in Genova all’epoca del congresso Geografico, nel 1892, e premiati con medaglia d’oro. Ad essi aggiunsi pure la “balestriglia”, sebbene, quale istrumento nautico, non fosse per anco adoperata ai tempi di Colombo. Volli pure esperimentare un quid simile dell’istrumento basato sulle” linee paralattiche di Tolomeo” ed usato dall’indiano Malemo Canà, il pilota di Vasco da Gama.
Quale anacronismo era quello d’un “yacht”, ultimo prodotto del progresso raggiunto ai nostri giorni dalla architettura navale, e che si giovava di sì primitivi strumenti per determinare la propria posizione! Eppure ogni qual volta la relativa tranquillità del mare permetteva poterli adoperare, essi mi diedero risultati relativamente soddisfacenti, confrontandoli con quelli ottenuti dal moderno sestante, e mi di dimostrarono che i navigatori del XV secolo, in date condizioni di tempo e col mare non troppo agitato, potevano fare a sufficientemente a fidanza sopra istrumenti così semplici e rudimentali. Ma in pari tempo compresi altresì perché Colombo, nel suo” Diario”, accennasse alla difficoltà di poterli adoperare a bordo in modo da avere osservazioni esatte: difficoltà dipendente dal “beccheggio” e dal “rollio” dei bastimenti, giacchè tanto per il “quadrante” come per “l’astrolabio”, è necessaria la verticalità perfetta, per poter leggere esattamente la graduazione segnata sul lembo dell’istrumento.
La “balestrigia” o” bastone di Giacobbe”, usata più tardi a bordo, si addimostrò istrumento più pratico, più marino, ed ebbe perciò larga applicazione presso i navigatori.
Capitano E. A. D’Albertis – Traversata Atlantica del 1892